La Scuola è stata lasciata sola: Diario dei giorni dell'emergenza - Harambee Italia
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La Scuola è stata lasciata sola: Diario dei giorni dell’emergenza

 

di Laura Scalfi

 

Quando il 23 febbraio il Presidente Bonaccini, con un’ordinanza, chiuse le scuole di ogni ordine e grado dell’ Emilia Romagna, stavo tornando da Bologna dove seguo l’avvio di un Liceo Internazionale STEAM. La cosa era nell’aria da qualche giorno ma ha avuto, comunque, l’effetto di una doccia fredda. Il 24 febbraio eravamo fermi anche in Tentino per il ponte di carnevale, entrata in ufficio ho cominciato a chiedere alla nostra provincia autonoma e al Ministero dell’ Istruzione quali scenari ci potevamo aspettare. Una giornata di telefonate a vuoto in cui, alle dichiarazioni del Presidente della Provincia Autonoma di Trento che diceva che il Trentino era Covid free, e che il virus, secondo le migliori tradizioni leghiste, non era lì, si contrapponeva l’assenza totale della Ministra Lucia Azzolina e dell’ assessore provinciale Mirko Bisesti che, colpevolmente, risultavano non pervenuti.

A fine giornata la sensazione che la scuola, in una situazione di emergenza conclamata, sarebbe stata lasciata sola si era già palesato nelle decine di telefonate incrociate tra colleghi dirigenti scolatici e docenti. Ma chi la scuola la ama e la vive sa che la prima responsabilità la si ha nei confronti di studenti e famiglie perciò perdersi d’animo non è permesso.

Il 25 febbraio con lo staff di direzione e le segreterie eravamo a scuola a progettare un piano per le nostre 4 scuole, pensare ed immaginare lo scenario per far fronte alla probabile emergenza con l’attenzione che ciò che avremmo messo in campo avrebbe dovuto portare comunque ad un cambiamento positivo ed essere un investimento per il dopo. Le parole d’ordine: inclusione, flessibilità, innovazione, qualità degli apprendimenti, autonomia, organizzazione.  A fine giornata avevamo chiara la linea da seguire: mappatura dei digital device, formazione docenti, acquisti, protocolli sindacali per lo smartworking, organizzazione di eventuale didattica a distanza, formazione alle famiglie nell’utilizzo delle tecnologie, interventi specifici e di accompagnamento degli studenti con bisogni educativi speciali. Una corsa contro il tempo in cui avremmo voluto avere i rappresentanti del governo provinciale e nazionale al nostro fianco e che, invece, per settimane hanno latitato producendo, dopo il vuoto, confusione e disorientamento con continue indicazioni spesso contraddittorie e nella maggior parte dei casi inapplicabili.

I giorni successivi sono stati impiegati per la formazione dei docenti, acquisire tutti i  digital device necessari per gli  studenti che ne erano sprovvisti, riprogettare la didattica e redigere le linee guida per la sua erogazione secondo criteri che avessero precisa attenzione alla salute e alla non esposizione eccessiva agli strumenti digitali, organizzare documenti digitali, ragionare sulla valutazione in modo diverso, organizzare il lavoro di tutto il personale non docente in un’ottica di chiusura. Un lavoro corale di squadra, fatto di preoccupazione e notti insonni ma il 4 marzo, quando il Presidente del consiglio ha decretato la chiusura delle scuole eravamo pronti per non lasciare soli i nostri studenti.

Il 9 marzo eravamo tutti connessi, lezioni quotidiane, monitoraggio giornaliero di tutte le classi, udienze con i genitori, sportello ascolto con la psicologa per intervenire nelle situazioni di disagio, tutor per lezioni individuali per studenti con BES.

Sono susseguite settimane di riunioni, lezioni, scambi dove si è rafforzato il senso di comunità scolastica ma mai ci ha abbandonato la sensazione di essere soli.

Il sentimento di indulgenza rispetto all’assenza di chi ci doveva guidare in un momento così difficile che abbiamo mantenuto nelle prime settimane è stato progressivamente sostituito da una richiesta forte di assunzione di responsabilità da parte del governo, perché purtroppo i mesi successivi non hanno diradato la confusione ma palesato in modo drammatico la mancanza di una visione della scuola, di una strategia per la ripartenza e la totale assenza di capacità organizzativa.

Oggi, 2 agosto, la situazione non è cambiata. Assisto, incredula, al balletto di cifre, ad interviste, a dirette FB, ma il dato vero è che le scuole non sono pronte, che l’edilizia scolastica è allo stato pre-COVID, che le assunzioni ancora non ci sono, che se le scuole riapriranno non lo faranno con orario normale e a tempo pieno con notevole disagio soprattutto per le famiglie dove entrambi i genitori lavorano. Ci siamo persi tra le distanze, tra le rime buccali e calcoli matematici per mettere più studenti possibile all’interno degli stessi spazi. Avremmo potuto pensare ad una didattica con gruppi di massimo 15 studenti, avremmo potuto preparare in primavera ambienti didattici più accoglienti e consoni ad una didattica più in linea con l’Europa, avremmo potuto pensare a soluzioni per stabilizzare i precari, per restituire alle scuole un’autonomia vera, a cui ci siamo appellati nel momento della necessità.

Si è perso solo tempo. Nell’ emergenza non si è lavorato per farci trovare una scuola migliore con il risultato che, a settembre, la scuola si ritroverà in una situazione peggiore. Eppure si poteva fare, con uno sforzo di pensiero e visione, dando un senso alla parola autonomia contenuta all’art. 21 della legge 59/1997 e al  successivo regolamento attuativo recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, n.186 del 10-08-1999.

Per farlo bisognava e bisognerebbe spogliarsi delle ideologie che troppo spesso hanno ammantato il sistema scuola, ne hanno impedito la crescita ed hanno di fatto aumentato le diseguaglianze.

Una soddisfazione che non ripaga del vedere considerata l’istruzione come la Cenerentola è che le mie scuole riapriranno tutte, per tutti e in sicurezza. Ma poche scuole attrezzate che, a macchia di leopardo, riusciranno a garantire una ripartenza di qualità non fanno che accrescere l’amarezza per chi resterà indietro. Perché non garantendo una scuola di qualità per tutti tradiamo la Costituzione e tradiamo i giovani e le nuove generazioni ancora una volta.

Laura Scalfi

Direttore generale Liceo STEAM Rovereto e CISFP Giuseppe Veronesi